Il lato "costruttivo" di Bayrle

14.11.09 Posted In , , , , , , , , , , , , Edit This 5 Comments »
Dal 6 febbraio al 19 aprile, la sua prima retrospettiva al MACBA, nella città catalana che ancora poco lo conosceva. 300 opere.

Biennale di Venezia. Bayrle Thomas? Presente. Anche qui.

A più di quarant'anni dalla rande personale alla Galleria Apollinaire, Bayrle reinterpreta, con una monumentale installazione alla Cardi Black Box, arrivata alla sua quinta mostra dal'apertura.

Nato nella Berlino del 1937, assieme a Sigmar Polke e Gerhard Richter, sono i fondatori del movimento Pop macht in Deutschland.

Bayrle fa storia con la storia, con il restyling dell'installazione della sua prima volta a Milano, proseguendo la sua riflessione sul rapporto tra consumismo e massa, particolare e interezza, percezione e realtà.

Un'esplosione di carta da parati ricopre interamente le pareti della galleria, reiterando il pattern claustrofobico di oggetti della quotidianità massificata. Serigrafie e macchinine completano il tutto. Vedere per credere.

La pornografia, la cibernetica e la quotidianità sono gli elementi base di quelle opere facilmente definibili come sineddoche figurativa.
Quest’uso del dettaglio che in opposizione al tutto, ne diventa parte creativa sembra richiamare la subalternità dell’uomo moderno alla quotidianità, allo Stato, al costume comune, alle ecologie urbane.

“Fin dall'inizio, mi sono sempre sentito come una componente, un dettaglio, un puntino all'interno di un'immensa griglia. Un puntino che, da un lato, può essere riconosciuto come una “totalità in piccola scala”. Dall'altro, rappresenta un minuscolo elemento di una più grande “super totalità”.
T.B.

“Tra il 1957 e il 1958 feci un apprendistato in una fabbrica tessile, quindi ne sapevo di produzione industriale. A me la produzione industriale sembrava una gigantesca rete, composta di processi programmati in simultanea che correvano su frenetiche catene di montaggio. A metà anni Sessanta il mondo dei macchinari nella sua totalità rappresentava già in un certo modo una super matrice, ben oltre le nostre società occidentali. Senza ombra di dubbio pareva che credessimo in una catena infinita di prodotti... disponibili giorno e notte. Percepivo anche che la produzione industriale fosse un qualcosa di fondamentalmente positivo, mi sembrava in uno stadio “anfibolico” tra bombardamento e fascinazione. Veniva visto raramente in modo critico, come invece accadde qualche anno più tardi – o adesso”.
T.B.

Originale riflesso di una società meccanica, pre-indirizzata, riprodotta all’infinito, alla totale perdita di sé, Bayrle coglie l’essenza, il file rouge che lega il capitalismo al consumismo, all’arte.

“Per spiegarlo attraverso gli impermeabili: nel 1967, la produzione di massa era già sovrapproduzione in molti campi. Questo era lampante. I muri, i pavimenti, perfino le strade erano già pieni, coperti completamente di immagini, prodotti, gente, automobili, tutto. Per me questo stato di cose era come il morbillo o la scarlattina che proliferavano sulla “pelle pubblica”. Così mi è sembrato logico incorporare anche i vestiti della gente”.
T.B.

Come Guido Le Noci, a distanza di 40 anni, ancora si rimane stupiti del geniale frutto che, l’ideale di “produzione” presente nell’artista, offre: una serie di impermeabili d’autore per tutte le tasche (o quasi). Da un minimo di 350 € a una limited edition firmata alla modica cifra di 5.000€.
Qui, il dubbio se sia arte o consumismo d’autore cresce; ma che ci si vuole fare: è il mercato bellezza!

Lasciandosi trasportare sulle autostrade, sul nastro trasportatore che corre all’infinito, questa mostra, è il fiore all’occhiello del rapporto tra Milano e l’universo seriale e serializzato di Bayrle. Un universo psichedelico dove all’osservatore è concesso perdersi tra un uomo fatto di camicie e una donna da 1857 tazzine.


30 ottobre 2009 - 23 dicembre 2009
Cardi Black Box

5 commenti:

davide ha detto...

interessante.complimenti sebastiano

luca ha detto...

sono andato anch'io, però non mi è sembrato come dici tu cosi "magnifica".. sono solo due sale, e le opere esposte non sono molte.. che non gli abbiano dato il giusto spazio/importanza??
o forse tu lo descivi più importante di quanto sia?

alice ha detto...

sono andata a vedere l'impermeabile..
bellissimo!!

Sebastiano ha detto...

Caro Luca,
non mi sembra di aver usato un aggettivo come questo, anche dopo un’ulteriore rilettura.
Mi sembra anzi, di essere stato leggermente polemico, verso una reificazione dell’arte nella contemporaneità.
Se per magnifico invece ti riferisci alle dimensioni devo dire, da profano quale io sono, che era la prima volta che mi capitava di vedere un’intera stanza di una galleria “tappezzata” letteralmente da un’installazione, essenza dell’autore.
Se poi a questo aggiungiamo che un impermeabile appeso al soffitto non risulta d’ingombro, il mio errore è stato quello di omettere il termine magnifico, tanto più se l’impermeabile misura poco meno di 10 metri.
Ciao

luca ha detto...

bella risposta sebastiano!
non volevo essere polemico io, solo che nn mi trovavo d'accordo sulla bellezza dell'esposizione..
ma il mondo è bello perchè vario no??
aspetto la prossima mostra che mi suggerirai.. hihi
ciao

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