Fotografia in costruzione

28.12.09 Posted In , , , , , , , , , , , , , Edit This 3 Comments »
Lo scatto, il black-out dell’azione. L’istante immobile che il fotografo riprende duplicando, replicando, mistificando l’atteggiamento opaco dei suoi soggetti.
Il gesto del guardare, ancestrale eredità dell’essere umano. La fotografia riesamina quest’atto. Lo facciamo tutti: lo facciamo noi spettatori, lo fa il fotografo, lo fanno gli attori delle sue immagini.

Nulla di più, solo l’istante, un’insignificante unità di tempo nella quale Francesco Zucchetti riesce ad accumulare riflessioni sulla psicologia, sulla contemporaneità che i pixel delle sue immagini a stento riescono a contenere.
Un iper-istante. Un cortocircuito. Lo stesso cortocircuito che ha dato vita a The Summer of Our Discontent alla Galleria Aus18.

Zucchetti osserva un gruppo di giovani nel landscape in costruzione della periferia milanese imbrigliando attraverso l’obiettivo la morte della giovinezza nel mondo adulto.
Il presente l’unico linguaggio che la fotografia può parlare, blocca l’esistenza tra due poli in continuo conflitto:il passato segnato dal destino infausto dell’oblio, il futuro assetato di sogni e incertezze.

Emerge la porzione dell’inquadratura conquistata da ciascuno, emerge il predominio dell'ambiente, del contesto all’interno del quale i soggetti sono disposti. Ambedue spartiscono la stessa condizione di confusione e vaghezza, cooperando reciprocamente al proprio racconto: un cantiere ai margini di Milano, è sorpreso nell’istante di una profonda metamorfosi. Ci sono ruspe al lavoro, scheletri di edifici in cemento armato e profondi scavi: nel primo caso come nel secondo, nulla sarà più come prima.


16 dicembre 2009 - 12 febbraio 2010
Galleria Aus18

Tropico McCurry

26.12.09 Posted In , , , , , , , , , , , , , , Edit This 1 Comment »
Afghanistan, India, Tibet, Birmania in 240 scatti.
Colori, paesi, volti, luci, elementi di atmosfere magiche e cariche di significato.
Due World Press Photo Award (i premi Nobel della fotografia), colti attraverso l’obiettivo del maestro del fotogiornalismo Steve McCurry.

Sud – Est. Mondi sconosciuti anche nell’epoca dei voli nei luoghi pi sperduti del pianeta, vengono pacatamente narrati da McCurry.
Gli incontri casuali sono i suoi soggetti. Uomini, donne, compagni di viaggio riempiono queste immagini di ricordi.

Un artista che è entrato ed uscito dall’essenza della guerra e come un ritrattista silenzioso ha immortalato volti saturi di sacralità e simbolismo.

“Ho voluto trasmettere al visitatore il senso della bellezza che ho trovato di fronte a me, quando la sorpresa di essere estraneo si mescolava ala gioia della dì familiarità, perché le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te”
S. M.

Queste fotografie, talmente piene di ricordi, sembrano quasi sprigionare gli odori, le sensazioni il calore dei bambini tibetani, il profumo speziato delle donna afghane.

Articolata in sei sezioni: l’altro, il silenzio, la guerra, la gioia, l’infanzia, la bellezza.
Come dei gironi dell’umanità in Terra: l’esperienza umana tutta nella dignità dei volti, l’essere e l’Assoluto, il dramma dell’Umanità contro l’Umanità, l’allegria della vita che fluisce, i bambini-soldato e la luce degli occhi verdi di una ragazza Afghana.


11 novebre 2009 - 31 gennaio 2010
Palazzo della Ragione

I muri di Tremlett

16.12.09 Posted In , , , , , , , , , , , , , , Edit This 3 Comments »
Architettura. Viverla. Possederla e modificarla allo stesso momento. David Tremlett.
Questo artista inglese, figlio di una nuova visione del rapporto tra arte e contesto, rivisita gli spazi ri-articolandoli cromaticamente attraverso un contatto quasi viscerale con la sua tela-ambiente.

Il colore steso direttamente con le mani sulla candida tela intonacata ripropone il momento germinale della creazione, in un equilibrio alchemico tra progettazione intellettuale e fisicità dionisiaca.
Una progettualità dinamica e tangibile che porta ad un nuovo stato il dato spaziale, sciogliendo in nuove aree prima gelidamente rigide.

Una destrutturazione visuale presentata in occasione della mostra Drawn. Rubbed. Smeared, da nove wall-drawings appositamente creati per gli spazi della Galleria A Arte Studio Invernizzi che creano un unicum tra opera e ambiente.
Lontani tramonti, sentieri, voli di uccelli sono i ricordi di viaggio che qui Tremlett riconduce a figure geometriche quasi asettiche e astrette, ma pulsanti la vitalità di una creazione tanto carnale.
Wall-drawing alla British Embassy a Berlino, al British Council Building a Nairobi, alla Cappella Del Barolo a Cuneo, alla chiesa di St. Pietro e Paolo a Villenauxe-la-Grande sono solo l’inizio.


15 dicembre 2009 - 25 febbraio 2010
Galleria A Arte Studio Invernizzi

Sweet English Milan

10.12.09 Posted In , , , , , , , , , , , , Edit This 3 Comments »
Un anno di Chantal Joffe. L’ultimo.
La Galleria Monica De Cardenas presenta in questa personale i dipinti e i collage più recenti della pittrice inglese.
Della seconda ondata della Young British Artist, espone in importanti spazi pubblici e gallerie internazionali, dal Victoria Miro della city londinese al Cheim and Read di NY.

Bambine, ragazze e donne in queste istantanee di quotidianità vengono narrate dalla fluidità dei suoi colori.
I suoi ritratti vivono le emozioni, le insicurezze e le verità dell’essere umano.
Figurini intensi che ci attirano e ci allontanano al contempo.

Una realtà enfatica, distorta. Donne indefinibili fluttano tra l’immagine dell’amica di shopping, il profumo di Londra e la fantasia dell’artista.
Discrete e seducenti, oneste ed enigmatiche,queste figure muliebri respirano grazie a delle pennellate che hanno saputo mantenere freschezza adolescenziale e sexy.
Un richiamo Baconiano sembra ammonire dall'alto.
Ma come negarsi ad una sensuale ragazza in raincot giallo.


19 novembre 2009 - 30 gennaio 2010
Galleria Monica De Cardenas

127 metri di arte al Pirellone

3.12.09 Posted In , , , , , , , , , , , , , , , Edit This 1 Comment »
La regione dà luce all'arte è una manifestazione promossa dalla Regione Lombardia e da Fondazione Stelline che, fino ad aprile 2010, mostra una serie di esposizioni per scoprire e valorizzare l'immenso patrimonio artistico lombardo.

Verranno esposti importanti lavori compiuti tra Rinascimento e Barocco, di autori quali Giovanni Cariani, Moretto da Brescia, Romanino, Giovanni Battista Moroni, Camillo Procaccini, Fra' Galgario ed altri, provenienti dal patrimonio delle Istituzioni Ospedaliere Lombarde. Questi capolavori, infatti, non giungono solo dal capoluogo lombardo, ma anche dalle province di Como, Bergamo, Brescia, Lodi, Varese, Pavia.

Dall'Ospedale di Chiari arriva la Madonna in trono col Bambino e Santi del Moretto da Brescia. La pala, ora conservata nella chiesa dell'Ospedale di Orzinuovi, è databile tra il 1525 e il 1530 ,periodo in cui il pittore aveva raggiunto la sua maturità artistica.
Vengono poi esposti altri due dipinti degli Spedali Civili di Brescia, come il San Rocco tra i Santi Cosma, Damiano, Nicola da Bari e Antonio abate, che fa conoscere aspetti meno noti di un giovane Moretto malinconico e la Madonna col Bambino, opera tarda del Romanino.

A essi si affianca, sempre degli Spedali Civili di Brescia, anche il genere della natura morta, qui presentata in due versioni che appartengono al raro repertorio animalistico di Giorgio Duranti.
Dagli Ospedali Riuniti di Bergamo proviene invece, il Ritratto di Elisabetta Piavani Ghidotti di Fra' Galgario, visibile nella Galleria dell'Accademia Carrara, così come il Ritratto di anziano gentiluomo con veste rossa, uno dei capolavori di Giovan Battista Moroni, e la Schiavona di Giovanni Cariani.

Esempi databili dal tardo Cinquecento al Settecento, provengono dai centri minori che gravitavano attorno al capoluogo lombardo. È questo il caso dell'Ospedale di Vigevano da cui proviene La Presentazione di Maria al tempio di Camillo Procaccini, o il Cristo crocifisso di Daniele Crespi, dall'Azienda Ospedaliera di Gallarate, o ancora i Quattro Evangelisti di Giuseppe Vermiglio, dall'Azienda Ospedaliera di Melegnano.

Il percorso espositivo esplora anche il campo della ritrattistica che costituisce il nucleo principale e motivato delle collezioni ospedaliere. Dall'ospedale Fatebenefratelli di Milano arriva il Ritratto della benefattrice Anna Cecilia Visconti, datato 1672, la cui attribuzione si colloca tra il Ceresa o il Cittadini, mentre dall'Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio giunge l'Autoritratto di Biagio Bellotti, eseguito nel 1784.
Ciascuno di queste opere d'arte è affiancato da schermi al plasma che come futuristiche guide sostituiscono le tradizionali didascalie. Attraverso di esse è possibile un'interazione col dipinto e un suo approfondimento storico-scientifico, per venire a conoscenza del percorso creativo dell'artista, e ammirare i dettagli dell'opera.

Dal 2 all'8 dicembre, dalle 18.00 a mezzanotte, la facciata del Grattacielo Pirelli come un’immensa tela si illumina con i colori dei capolavori dell'arte lombarda. Una serie di 30 proiezioni delle opere di maggior valore storico artistico in mostra, con zoom su alcuni dei loro dettagli particolarmente significativi, facendo arrivare i colori e i soggetti ovunque con eccitante forza scenica.

Inoltre dal 3 dicembre 2009 al 25 aprile 2010 viene presentato il ciclo "Artbox. A tu per tu con Antonello da Messina, Tiziano Vecellio, Francesco Hayez e Mario Sironi", uno spazio esclusivo e privilegiato che conduce i visitatori alla scoperta dei segreti e della storia di 4 capolavori, dedicato di volta in volta ad una sola opera, esposta per la durata di circa un mese. La prima opera presentata, dal 3 dicembre al 10 gennaio 2010, è il Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili con il figlio Giuseppe, realizzato da Francesco Hayez nel 1833, conservato nei Musei Civici di Lodi, di proprietà della locale Azienda Ospedaliera - capolavoro del pittore e un documento del livello europeo raggiunto dalla ritrattistica italiana dell'Ottocento.
Gli altri appuntamenti saranno, dal 14 gennaio al 14 febbraio 2010 con il San Benedetto, 1470 ca, di Antonello da Messina; dal 18 febbraio al 21 marzo 2010, con il Ritratto di Giulio Romano, 1536 o 1538, di Tiziano Vecellio, e dal 25 marzo al 25 aprile 2010, con il Ritratto di Carlo Carvaglio, 1932-1933, di Mario Sironi.

L'arte lombarda torna a far parlare di sè. Saranno i cittadini disposti ad ascoltarla?


2 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010

Il fantastico mondo di Claire Chalet

17.11.09 Posted In , , , , , , , , , , , , Edit This 4 Comments »
Un curriculum invidiabile che la porta dall'Ecole Nationale d’Art de Cergy, alla partecipazione a mostre ad Atene (1994), Tolosa(1996), tre personali alla Galleria Samy Kinge (1997, 2001, 2005), 8 disegni pubblicati da Michel Poivert sull’ Etudes Photographiques (2000), quattro partecipazioni a mostre sul mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie (2002, 2004, 2005, 2008).
Dal 2006 in Italia, da Roma a Milano, approda finalmente alla Galleria Artopia nella sua prima solo exhibition italiana.

Faire signe significa tracciare un segno, fare un disegno ma anche farsi vivi. Il titolo allude alla facoltà dell’artista di creare, con i suoi tracciati e figure, un’altra realtà, sorprendendola nel suo apparire, nel momento in cui essa si fa segno e ci fa segno di esistere in una dimensione primaria e incantata.

L’universo interiore che scaturisce dalla visione personale dell’artista ricrea un mondo aurorale dove le linee, i cerchi e i colori dipingono piccole creature e paesaggi fantastici, un cosmo infantile dove il tutto può essere interpretato senza errare solo se visto con gli occhi di un sognante, sviscerando quel vivere alternativo dal pervasivo “ritorno al reale” di oggi.

Su questi pianeti dove non esistono leggi fisiche, dove tutto è possibile raggiungibile, piccole anime volanti germina tra i colori pastello dei sui huile sur toile.
Uomini o donne lasciano il posto ad esseri timidi, osservatori sensibili di mondi incantati, dove melodie accompagnano il sogno.

I protagonisti delle rêveries di Claire Chalet si muovono in preda a un’anarchia gravitazionale, aggirandosi, come il piccolo principe della favola di Saint-Exupery, su pianeti dove gli eventi si susseguono impregiudicati, come impregiudicati si dilatano i confini della pittura e del disegno.

“ne lus savoir où l'on se trouve,
ne plus savoir qui l'on est ouce que l'on est,
se laisser porter par le rêve,
se laisser faire,
se dire mais qu'est-ce qui m'arrive?...”
C.C.








19 novembre 2009 - 29 gennaio 2009

Il lato "costruttivo" di Bayrle

14.11.09 Posted In , , , , , , , , , , , , Edit This 5 Comments »
Dal 6 febbraio al 19 aprile, la sua prima retrospettiva al MACBA, nella città catalana che ancora poco lo conosceva. 300 opere.

Biennale di Venezia. Bayrle Thomas? Presente. Anche qui.

A più di quarant'anni dalla rande personale alla Galleria Apollinaire, Bayrle reinterpreta, con una monumentale installazione alla Cardi Black Box, arrivata alla sua quinta mostra dal'apertura.

Nato nella Berlino del 1937, assieme a Sigmar Polke e Gerhard Richter, sono i fondatori del movimento Pop macht in Deutschland.

Bayrle fa storia con la storia, con il restyling dell'installazione della sua prima volta a Milano, proseguendo la sua riflessione sul rapporto tra consumismo e massa, particolare e interezza, percezione e realtà.

Un'esplosione di carta da parati ricopre interamente le pareti della galleria, reiterando il pattern claustrofobico di oggetti della quotidianità massificata. Serigrafie e macchinine completano il tutto. Vedere per credere.

La pornografia, la cibernetica e la quotidianità sono gli elementi base di quelle opere facilmente definibili come sineddoche figurativa.
Quest’uso del dettaglio che in opposizione al tutto, ne diventa parte creativa sembra richiamare la subalternità dell’uomo moderno alla quotidianità, allo Stato, al costume comune, alle ecologie urbane.

“Fin dall'inizio, mi sono sempre sentito come una componente, un dettaglio, un puntino all'interno di un'immensa griglia. Un puntino che, da un lato, può essere riconosciuto come una “totalità in piccola scala”. Dall'altro, rappresenta un minuscolo elemento di una più grande “super totalità”.
T.B.

“Tra il 1957 e il 1958 feci un apprendistato in una fabbrica tessile, quindi ne sapevo di produzione industriale. A me la produzione industriale sembrava una gigantesca rete, composta di processi programmati in simultanea che correvano su frenetiche catene di montaggio. A metà anni Sessanta il mondo dei macchinari nella sua totalità rappresentava già in un certo modo una super matrice, ben oltre le nostre società occidentali. Senza ombra di dubbio pareva che credessimo in una catena infinita di prodotti... disponibili giorno e notte. Percepivo anche che la produzione industriale fosse un qualcosa di fondamentalmente positivo, mi sembrava in uno stadio “anfibolico” tra bombardamento e fascinazione. Veniva visto raramente in modo critico, come invece accadde qualche anno più tardi – o adesso”.
T.B.

Originale riflesso di una società meccanica, pre-indirizzata, riprodotta all’infinito, alla totale perdita di sé, Bayrle coglie l’essenza, il file rouge che lega il capitalismo al consumismo, all’arte.

“Per spiegarlo attraverso gli impermeabili: nel 1967, la produzione di massa era già sovrapproduzione in molti campi. Questo era lampante. I muri, i pavimenti, perfino le strade erano già pieni, coperti completamente di immagini, prodotti, gente, automobili, tutto. Per me questo stato di cose era come il morbillo o la scarlattina che proliferavano sulla “pelle pubblica”. Così mi è sembrato logico incorporare anche i vestiti della gente”.
T.B.

Come Guido Le Noci, a distanza di 40 anni, ancora si rimane stupiti del geniale frutto che, l’ideale di “produzione” presente nell’artista, offre: una serie di impermeabili d’autore per tutte le tasche (o quasi). Da un minimo di 350 € a una limited edition firmata alla modica cifra di 5.000€.
Qui, il dubbio se sia arte o consumismo d’autore cresce; ma che ci si vuole fare: è il mercato bellezza!

Lasciandosi trasportare sulle autostrade, sul nastro trasportatore che corre all’infinito, questa mostra, è il fiore all’occhiello del rapporto tra Milano e l’universo seriale e serializzato di Bayrle. Un universo psichedelico dove all’osservatore è concesso perdersi tra un uomo fatto di camicie e una donna da 1857 tazzine.


30 ottobre 2009 - 23 dicembre 2009
Cardi Black Box

Il realismo USA a Milano

31.10.09 Posted In , , , Edit This 5 Comments »
Milano ringrazia. Finalmente la prima retrospettiva di Edward Hopper.
Il padre del realismo americano approda a Palazzo Reale (in collaborazione con il Whitney Museum of New York) facendoci perdere in atmosfere di poesie e sentimento dove personaggi senza storia sopraffatti dalla socetà moderna, osservano.

Ed è con lo stesso voyeurismo che il maestro newyorkese entra nelle vite degli altri, spiandoli come da un treno che passando concede uno sguardo sfuggende a quell'america tra le due guerre che tanta parte ebbe nelle suo opere.

La mostra ospita eccezionalmente e per la prima volta in Italia l’installazione Friday, 29th August 1952, 6 A.M., New York di Gustav Deutsch, noto film-maker e video artista austriaco: un’installazione interattiva e multimediale che ricostruisce la scenografia raffigurata nel dipinto Morning Sun (1952) offrendo ai visitatori la possibilità di entrare fisicamente nel mondo di Hopper e diventare così i protagonisti del dipinto.


14 ottobre 2009 - 31 gennaio 2010
Palazzo Reale

Benvenuti

31.10.09 Edit This 1 Comment »

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